Durante la mattina di venerdì 29 gennaio i ragazzi delle classi prime hanno incontrato don Jacques du Plouy, sacerdote missionario della Fraternità San Carlo Borromeo attualmente parroco presso la chiesa di San Carlo alla Ca’ Granda a Milano. 

Dopo aver affrontato la nascita del monachesimo in Europa, gli insegnanti della scuola secondaria di primo grado hanno proposto ai ragazzi di conoscere l’esperienza della missione, apparentemente opposta a quella del monachesimo e invece ad essa così profondamente legata. Don Jacques, di origine francese, ha raccontato ai ragazzi della propria vocazione, nata dall’incontro con “uomini felici” che lo hanno affascinato e che ha deciso di seguire. Li ha poi presi per mano e portati a Montréal, Canada, dove ha vissuto i primi anni della sua missione, e ha mostrato attraverso video e fotografie la bellezza della sua vita come educatore, ma anche come inguaribile ragazzo pieno di entusiasmo e di proposte per i giovani della sua parrocchia. L’incontro si è concluso con le domande dei ragazzi e il racconto dell’attuale missione a Milano.

Rispondendo alle domande, don Jacques ha condiviso una scoperta fatta nel corso degli anni di missione: accogliere le provocazioni e gli incontri lungo la strada è l’occasione di scoprire chi siamo e per cosa siamo fatti. I ragazzi, durante e dopo l’incontro, non hanno potuto che mostrare il loro grande stupore nell’incontrare un uomo contento di rispondere senza paura alle proposte della realtà, anche se questo significa lasciare un luogo per cominciare la propria missione in uno completamente nuovo e diverso. Negli ultimi minuti prima di salutarsi, don Jacques ha spiegato ai ragazzi perché l’esperienza del monaco e quella del missionario non sono poi così diverse: entrambi hanno scelto di donare la loro intera vita perché tutti possano incontrare la Felicità. Il missionario si getta tra la gente, condividendone la quotidianità e i bisogni, dal Canada fino a Milano, il monaco si alza silenziosamente, mentre tutti dormono, e prega per loro.

Non possiamo che augurare ai nostri ragazzi di poter imparare a rispondere con la stessa gioia e fiducia alle proposte che li attendono lungo il cammino, certi di non essere soli.

Cristina Picariello