Nella visione del film “Cielo d’ottobre” i ragazzi sono stati colpiti dalle caratteristiche di un’amicizia vera, hanno compreso benissimo il valore della fatica e dell’impegno nel perseguire il proprio ideale. 

Poi se ne dimenticheranno quasi, questi ragazzini di prima media. Ma l’avranno visto e letto, quindi ne avranno fatto esperienza e l’avranno condivisa nel suo valore. Quindi ne saranno stati formati per la vita.

La scuola si fa non solo nelle aule, sottolineando un testo oppure risolvendo problemi. Si ‘fa scuola’ in tutte le occasioni nelle quali qualcuno – più grande o più esperto di noi – ci accompagna in un’esperienza che diverrà per noi momento di crescita.

Non solo libri, non solo le parole di un insegnante, dunque. 

Vi sono alcune pellicole cinematografiche che hanno una evidente potenza educativa; sono capaci cioè di convogliare una sana attitudine alla vita ed un efficace sguardo sulle cose, che sono poi le ‘competenze’ fondamentali che il buon insegnante desidera per i suoi studenti.

Cielo d’ottobre è una di queste pellicole. 

Proporre la visione di questo film a ragazzi che stanno imparando a guardare alla realtà in quel modo unico ed irripetibile che insegna la scuola media ha un valore che supera la ‘gradevolezza’ del momento o il divertimento che esso può offrire. Basterebbe chiedere ad ognuno di questi undicenni che cosa ha amato di quel film. E scopriremmo (come noi insegnanti abbiamo verificato nelle meravigliose ore di lezione dedicate alla ripresa del momento) che si ricordano persino le battute, quelle cruciali, quelle che noi insegnanti speravamo che essi non lasciassero cadere nel brusio di sottofondo. Scopriremmo che sono stati colpiti dalle caratteristiche di un’amicizia vera tra adolescenti, quella comunanza al Destino che è tutto fuorché sudditanza di alcuni o tracotanza di altri; che hanno compreso benissimo il valore della fatica e dell’impegno nel perseguire il proprio ideale; che hanno riconosciuto nella figura del padre (burbero e severo come ormai raramente se ne incontrano più) non il ‘cattivo’ che si oppone per partito preso al desiderio del figlio, ma il vero genitore, colui che pone dei limiti affinché il figlio verifichi fino in fondo chi vuole essere e diventare.

Poi se ne dimenticheranno quasi, questi ragazzini di prima media, di tutto ciò che hanno visto, letto, in quella pellicola. Sbufferanno quando dovranno studiare e fare i compiti, si ribelleranno ai “no” dei genitori e saranno affascinati da possibilità di amicizia purtroppo ‘banali’. 

Ma l’avranno visto e letto, quindi ne avranno fatto esperienza e l’avranno condivisa nel suo valore. Quindi ne saranno stati formati per la vita.