“Prof., vero che riprenderemo questo incontro?”.

Dietro la mascherina gli occhi di Giacomo brillano, pieni di gratitudine per ciò che è appena accaduto: accompagnati da due insegnanti, i ragazzi delle tre classi seconde hanno concluso insieme in auditorium il lungo percorso sulla poesia, iniziato in prima media e poi ripreso e approfondito nelle ultime settimane di scuola. 

Che cos’è la poesia? A che serve? 

A salvarci.

A riportarci in vita. 

A consegnare a tutti noi che la incontriamo uno sguardo che colga e celebri il reale, come nei due brani che i ragazzi hanno ascoltato oggi. 

Il professore di Arte e immagine, Maurizio Giovagnoni, con la sua Le cose ci fa squarciare l’apparenza, per portarci a domande stringenti, nel paragone continuo tra la vita degli oggetti e la nostra vicenda umana: “Poi nella notte stanno al buio le cose / nascoste, sospese, chi le amerà? / Così i nostri cuori che fanno a nascondino / stanno ad aspettare chi li troverà”. A dire che tutto porta con sé una domanda; tutto – oggetti e persone – portà in sé il bisogno di essere visto, di essere guardato.  Di essere, appunto, salvato. 

Stesso grido a cui la prof.ssa Maria Chieco dà spazio, facendoci incontrare tre cantautori italiani, sconosciuti alla maggioranza dei ragazzi, ma così vicini – addirittura amici – dopo questo incontro. Nel loro pezzo Il Dio delle piccole cose, Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri, in un incalzare di chissà, domandano che possa esistere qualcuno “che sappia i silenzi mai diventati parole”, che raccolga “le briciole perse di ogni esistenza”. Che ci assicuri che niente di noi andrà perduto.

Chissà quante persone Giacomo incontrerà nella vita; chissà quante gli diranno che la poesia è qualcosa di superfluo, di accessorio, buono solo per chi ha tempo da perdere. Ma chi oggi è stato raggiunto da queste domande sa – ormai per sempre – che questa misteriosa forma d’arte ci salva: come dicono i nostri tre amici concludendo il loro pezzo, la poesia ci consegna uno sguardo che è davvero “il paradiso”.  

prof. Melania Spinelli